Figli della favola by Fernando Aramburu

Figli della favola by Fernando Aramburu

autore:Fernando Aramburu [Aramburu, Fernando]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Guanda
pubblicato: 2023-04-26T22:00:00+00:00


Scene simili non dovevano essersi viste spesso in quel punto del fiume Tarn. Due giovani stranieri su una vecchia barca, il viso rivolto verso le nuvole, le bocche aperte.

Joseba aveva preso l’iniziativa.

«Che fai?»

«Bevo.»

E bevendo pioggia rumorosa, fresca, francese, portarono la barca a riva. Saltarono, agili, a terra. In realtà, a sassi. Una spessa vegetazione si addensava un po’ più in là. Un muro di alberi all’inizio della foliazione annuale. Forse avrebbero dovuto scendere sull’altra sponda. Ormai era tardi. Videro il tronco. Un grosso tronco che giaceva a terra. Ci appoggiarono la barca rivolta all’ingiù, dalla parte di poppa. In questo modo, in quattro e quattr’otto, costruirono il loro rifugio con il tetto. Misero i bagagli più o meno al sicuro. Poi si infilarono a quattro zampe sotto la barca. Enorme scomodità; però, nonostante tutto, stare stretti sembrava preferibile a bagnarsi. Eppure avevano già la testa, la schiena e le spalle fradicie. Avevano fatto in fretta. Il terreno, sotto gli alberi, era ancora abbastanza asciutto.

«Compagno, a volte facciamo le cose bene.»

«E così dev’essere sempre in futuro.»

«Ci saranno le formiche qui dentro?»

«Ma che razza di basco sei? Per me, ci sarebbero pure gli scorpioni.»

Asier fece un’apologia della rudezza. Raccontò un paio di casi della sua infanzia per illustrare la sua mancanza di timore in situazioni più pericolose di quella. Insomma, faceva il fanfarone. Dopo dieci minuti, si lagnò delle vesciche alle mani. Joseba lo imitò esagerando il tono lamentoso. Ma che basco rammollito e di qua e di là.

«Non è la stessa cosa. Ho remato più di te.»

E fece un resoconto particolareggiato dei turni ai remi.

«Hai delle mani da signorino. Riconoscilo. Tu, una fabbrica da dentro, quando mai l’hai vista? Manco dipinta. Vado a cercare del mercurocromo e del borotalco al paese più vicino?»

«Domani remi tu.»

«E remo io. Sai che impresa!»

Si imbarcarono in un ping-pong di frecciatine. Ammazzavano il tempo, litigando, a turno come versolaris in prosa, stesi sotto la barca. Ognuno rideva delle proprie battute. Di quelle del rivale, che ridesse sua nonna. E soltanto la pioggia che crepitava sullo scafo della barca sembrava applaudire alle trovate.

In posizione scomoda, stesero i sacchi a pelo a terra. Li avevano comprati in un negozio di articoli sportivi, senza farsi consigliare. Erano enormi, Highlander taglia XL. Be’, meglio così che troppo stretti. Subito dopo, si cambiarono i vestiti. Prima uno, poi l’altro. Non c’era spazio per allungare e contrarre quattro braccia e quattro gambe allo stesso tempo. Joseba, per punzecchiare il compagno, si lamentò della mancanza del pigiama. Pigiamino, disse. Asier cadde a testa bassa nella provocazione. E per sfottere Joseba si offrì di raccontargli una fiaba o di cantargli una ninnananna. Quello che il borghesuccio preferiva.

Senza un recipiente in cui raccogliere l’acqua, aprirono all’intemperie un sacchetto di plastica dopo averlo svuotato dai viveri. La pioggia intensa faceva a poco a poco la sua donazione potabile. Cenarono presto per non doverlo fare più tardi al buio. Erano le sette e già quasi notte fonda sotto la barca. Che modo di piovere! E di colpo, la vampata di un lampo.



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